I diorami nei Musei di Storia Naturale
I diorami, in quanto rappresentazioni di ambienti, sono molto diversificati: qui ci focalizzeremo solo su quelli presenti nei Musei di Storia Naturale.
Molte cose sono state scritte a proposito dei diorami: la letteratura museale ne é copiosamente costellata. Ne riprendiamo alcuni aspetti importanti rideclinandoli secondo le metodologie attuali dell’apprendimento delle scienze e dell’educazione alla sostenibilità.
Il primo a usare il termine “diorama” fu Louis Daguerre nel 1822 che coniò il termine diorama la cui etimologia deriva dal greco dià “attraverso” e òrama “visione”. Il termine significa quindi “vedere attraverso” o “dentro a qualcosa”.
Un diorama, secondo la definizione di David Silverston del 1957 consiste in una rappresentazione tridimensionale, in forma più o meno ridotta, di un scena reale durante il suo svolgersi. Rispetto a un testo letto o scritto oppure ad una fotografia o un disegno il diorama offre un grande vantaggio: un’esperienza di immersione che favorisce il concentrarsi sugli oggetti rappresentati unito a un’esperienza artistica, in genere di ottimo livello, che stimola la fantasia e la creatività.
Già dal 1942, si riteneva importante dare la sensazione al visitatore di immaginarsi come parte di un sistema di relazioni, in un certo qual modo, di entrare in un ambiente naturale. Questo aspetto è oggi fondamentale per chi voglia proporre esperienze di educazione alla sostenibilità, mai disgiunte dal coinvolgimento personale ed emotivo.
Per quanto riguarda le tematiche trattate nei diorami di ambienti naturali come quelli che si trovano nei Musei di Storia Naturale, gli obiettivi sono generalmente due: da un lato avvicinare alla conoscenza di ambienti caratteristici del proprio territorio, spesso trascurati proprio perché vicini, abituali; dall’altro offrire l’opportunità di conoscere ambienti che non si potranno mai andare a visitare.