I diorami nei Musei di Storia Naturale

 

Louis_Daguerre
Louis-Jacques-Mandé Daguerre (1787–1851)

I diorami, in quanto rappresentazioni di ambienti, sono molto diversificati: qui ci focalizzeremo solo su quelli presenti nei Musei di Storia Naturale.

Molte cose sono state scritte a proposito dei diorami: la letteratura museale ne é copiosamente costellata.  Ne riprendiamo  alcuni aspetti importanti rideclinandoli secondo le metodologie attuali dell’apprendimento delle scienze e dell’educazione alla sostenibilità.

Il primo a usare il termine “diorama” fu Louis Daguerre nel 1822 che coniò il termine diorama la cui  etimologia deriva   dal greco dià “attraverso” e òrama “visione”. Il termine significa quindi “vedere attraverso” o “dentro a qualcosa”.

Un diorama, secondo la definizione di David Silverston del 1957 consiste in una rappresentazione tridimensionale, in forma più o meno ridotta, di un scena reale durante il suo svolgersi.  Rispetto a un testo letto o scritto oppure ad una fotografia o un disegno il diorama offre un grande vantaggio: un’esperienza di immersione che favorisce il concentrarsi sugli oggetti rappresentati unito a un’esperienza artistica, in genere di ottimo livello, che stimola la fantasia e la creatività.

Già dal 1942, si riteneva importante dare la sensazione al visitatore di immaginarsi come parte di un sistema di relazioni, in un certo qual modo, di entrare in un ambiente naturale. Questo aspetto è oggi fondamentale per chi voglia proporre esperienze di educazione alla sostenibilità, mai disgiunte dal coinvolgimento personale ed emotivo.

Per quanto riguarda le tematiche trattate nei diorami di ambienti naturali come quelli che si trovano nei Musei di Storia Naturale, gli obiettivi sono generalmente due: da un lato avvicinare alla conoscenza di ambienti caratteristici del proprio territorio, spesso trascurati proprio perché vicini, abituali; dall’altro offrire l’opportunità di conoscere ambienti che non si potranno mai andare a visitare.

 

[subtitle] La fruizione [/subtitle]

Durante il periodo che va dalla prima metà dell’800 agli anni ’90 sono stati studiati i vantaggi, inducibili dalla visita ai diorami, sull’apprendimento e sulla relazione con gli ambienti naturali. Dagli anni ’90 in poi si é cercato di migliorarne la fruizione visto che le esigenze del pubblico andavano spostandosi verso forme sempre più attive, anche dovute  all’uso crescente delle tecnologie.  Proprio queste sono state utilizzate per favorire interazioni con i diorami: consolle e bottoni da premere insieme con proposte di attività sensoriali, collegabili al tema del diorama, strettamente connesse ai contenuti rappresentati.

Negli anni 2000 è stato focalizzato soprattutto l’impulso alla creatività, all’immaginazione, al suscitare sentimenti positivi che potrebbero essere sfruttati per indurre pratiche di sostenibilità.

 

[subtitle] La realizzazione[/subtitle]

youtubeUno dei problemi principali nella realizzazione dei diorami è di tipo geometrico.  Come realizzare sfondi  che sono inevitabilmente piatti o con una curvatura minima a anfiteatro in cui riprodurre ambienti tridimensionali..

Utilizzare o meno suoni e musiche di sottofondo? Questi possono favorire la concentrazione sui singoli elementi di un diorama, così come possono indurne una fruizione meno libera, proprio perché indotta dai suoni.

Meglio realizzarli in scala 1:1, generalmente con animali tassidermizzati, quindi con una superficie perfettamente identica a quella reale o realizzarne delle miniature con l’indubbio vantaggio di ottenerne un numero maggiore?

Qui a fianco è possibile ascoltare un’intervista a uno dei conservatori del Museo di Storia Naturale di Milano che farà capire in modo diretto come è realizzato un diorama e quali problematiche sono state superate nel corso degli anni.